2 lug 2015

Bibliografia

In riferimento al post 1-14:


  1. Vianello R., Psicologia dello sviluppo, Junior, Parma, 2009 capitoli 6,7,8,10,11,12.
Riferimento al post 15:
  1. Cfr. ivi.
  2. Cfr. Vecchiato M., Il gioco psicomotorio, Armando editore, Roma, 2007.
  3. Cfr. De Rossi M., Didattica dell'animazione. Contesti, metodi, tecniche, Carocci, Roma, 2012

Giocando si cresce: il vecchio ed il nuovo


Come affermano numerosi studiosi, da Piaget a Vygotskij a Frobel, il gioco è parte integrante della vita del bambino, elemento essenziale per la sua crescita e formazione del se. Giocando il bambino può rispondere e soddisfare diversi bisogni come:

  • muoversi e scoprire l'ambiente circostante;
  • relazionarsi con l'adulto e gli altri;
  • comunicare;
  • conoscere il proprio corpo ed i suoi limiti;
  • mettersi alla prova;
  • strutturare una sua mentalità ed acquisire intelligenza;
  • sperimentare l'immaginazione...

In base all'età il bambino sceglie e compie forme di di gioco diverse, ad esempio un bambino di 15 mesi che ha ancora molto bisogno di muoversi, prediligerà attività semplici in cui prende in mano oggetti e li sbatte o li lancia mentre un bambino di 3 anni potrebbe trovarsi a giocare al “dottore” mettendo in scena l'attività del medico immaginando di curare i suoi pazienti fantasiosi.
Se torniamo indietro negli anni, anche per esempio nell'800 si nota come i giochi rispecchiassero i modelli societari di quella specifica epoca, in linea anche con le proposte degli studiosi di detta epoca come Frobel. Nell'800 per esempio veniva data molta importanza alla scoperta diretta che il bambino poteva/ doveva fare con la natura, i materiali proposti erano giocattoli di legno o comunque materie prime, prediligendo molto attività all'aperto. Queste linee di principio come molte altre sono e dovrebbero rimanere presenti ancora negli anni perché ancora fondamentali e valide ma purtroppo non è quello a cui assistiamo nell'ultimo secolo.
Se 50 anni fa per una bambina il massimo del divertimento era giocare con le bambole di pezza, ora purtroppo il divertimento massimo per bambini e bambine anche delle scuola elementare, potrebbe essere quello di giocare con piattaforme per giochi virtuali. Negli ultimi anni si è assistito ad un rapido cambiamento nelle generazioni, nei gusti ludici e nelle abitudini familiari. Possiamo ad esempio trovare bambini di 4-5 anni che sono perfettamente in grado di destreggiarsi davanti a smartphone o
piccole piattaforme per videogiochi. 

Ora la domanda interessante è:
Quanto può essere positiva la progressiva scoperta video ludica proposta anche i piccolissimi a discapito di giochi un po' meno accattivanti ma più societari? (videogioco vs “il gioco dell'oca”)
La mia domanda vuole riferirsi ad un futuro in cui potrebbero aimè sparire le tradizione dei giochi societari o dei giochi inventati al momento ed arrangiati con quanto si possiede.




Bibliografia immagini




https://www.google.it/search?q=video+giochi+vs+giochi+vecchi&espv=2&biw=1366&bih=623&tbm=isch&source=lnms&sa=X&ei=9rGVVbLdH8L4ywPB4IBg&ved=0CAcQ_AUoAg#tbm=isch&q=giochi+multimediali+per+bambini&imgrc=yF_jco-iIDKFvM%3A 

Lo sviluppo morale secondo Kholberg

In linea con i principi di Piaget, Kohlberg crede che il bambino abbia un ruolo attivo nel processo di sviluppo sociale, ha un suo modo di capire e conoscere che si compie per gradi. Secondo gli autori sopra citati lo sviluppo morale consiste nel verificare come cambiano nei modi e nei tempio le strutture mentali del bambino rispetto a ciò che vivono nei loro contesti. Secondo Kohlberg in particolare, per capire lo sviluppo morale del bambino ci si deve interessare alle motivazioni che lo portano a obbedire o trasgredire. Ad esempio il concetto di furto nei bambini potrebbe essere essenzialmente sbagliato ma diversi possono essere i casi di interpretazione che portano gli stessi a dire perché è sbagliato rubare.
Esempi:
A) “Non si ruba perché se ti scoprono ti danno delle punizioni” → riconducibile alla morale eteronoma di Piaget; I livello

B) “Non rubo perché se lo fanno anche a me poi mi dispiace” → riconducibile alla morale autonoma di Piaget; II livello

Lawrence Kohlberg
Proponendo dei racconti in cui emergevano dei conflitti sociali, Kohlberg potè studiare i processi mentali con i quali i bambini elaboravano le situazioni conflittuali. Attraverso il conflitto emergevano le motivazioni con le quali si reputa giusta o sbagliata una determinata azione, sulla base di tali studi l'autore ha individuato 3 livelli principali e 6 sotto-stadi:

1) livello pre-convenzionale →intorno ai 4-5 il bambino si adegua alle regole in modo automatico ritenendole sostanzialmente valide e si preoccupa del giudizio e delle punizioni altrui. Obbedisce per non essere punito, per timore;
↙ ↘
stadio 1 timore delle punizioni stadio 2 obbedire alla regola per ricevere gratificazioni



2) livello convenzionale → si dice anche livello “conformista” in cui il bambino si adegua alle regole sociali per essere riconosciuto ed accettato nella sua famiglia e comunità;

stadio 3 tendenza a comportarsi con il modello stereotipato del “bravo bambino” credendo che i comportamenti giusti e positivi siano quelli accettati e premiati dagli altri. Tendenza a comportarsi bene per conquistare la simpatia altrui.


stadio 4 considerare con importanza l'autorità, rispettare regole significa fare il proprio dovere, adeguarsi e tenere un comportamento corretto per essere accettati nella società.


3) livello del superamento delle convenzioni → fase in cui si assiste all'elaborazione personale della regola, della giustizia o ingiustizia di un gesto indipendentemente dal giudizio della società o l'adulto. (verso l'adolescenza)

stadio 5 accertamento di una concezione sociale attraverso la sua valutazione personale in base a principi legalitari ed ai propri ideali, comparsa di valori ed opinioni soggettive. Il “giusto” e “l'ingiusto” sono oggetto di rielaborazione personale.


stadio 6 emergono e si consolidano i principi di coscienza, autodeterminazione, intelligenza logica, coerenza, principi universali di giustizia, reciprocità, rispetto per i diritti umani, concetto di uguaglianza.

Bibliografia immagini:

1 lug 2015

Lo sviluppo morale secondo Piaget

Piaget ci espone lo sviluppo morale del bambinoattraverso lo studio della bugia ed il furto. Lo studio di questi due fenomeni porta a galla diversi aspetti morali come
  • giustizia distributiva e retributiva;
  • la responsabilità individuale e collettiva;
  • sanzione espiatoria e reciproca.
    Piaget riuscì a delineare la formazione della moralità nei bambini proponendo dei racconti in cui emergevano problemi di giustizia e di colpe.

Dalle risposte che venivano date dai bambini si riusciva a capire che di fronte ad atti di sbadataggine (rovesciare molte tazze per sbaglio dopo essere stati chiamati per pranzo contro il rovesciare un vaso di marmellata tendando di prenderlo in assenza della madre) la copla veniva ritenuta maggiore nei confronti del danno delle tante tazze. Questo aspetto dimostra che i bambini d'età inferiore ai 6/7 anni attibuiscono maggior importanza alle consegunze concrete rispetto alle intenzioni del soggetto che compie il danno → responsabilità oggettiva


Nei confronti delle questioni morali sui furti, sempre dalle risposte ai racconti emerge ad esempio, la tendenza a considerare più grave il furto del pane per sfamarsi rispetto che il furto di un nastro per il proprio vestito. I bambini sotto i 6-7 anni attribuiscono la gravità maggiore all'oggetto e non al motivo che ha portato a rubare (il nastro è un oggetto più trascurabile mentre il pane è più importante perciò il bambino che rubava il pane deve essere punito maggiormente.

Per quanto riguarda le bugie, fino ai 4-5 anni vengono considerate non come atti appostitamente compiuti per ingannare l'altro ma semplicemente qualcosa di sgradito come “una parola cattiva”, “una parolaccia” …
Anche in questo contesto, sotto i 6-7 anni viene considerata più grave una bugia per i suoi effetti reali rispetto all'intenzionalità con la quale viene detta, esempio:

A) un bambino per strada incontra un cane grosso che gli fa molta paura. Quando torna a casa riferisce alla madre che ha visto un cane grosso come una mucca;

B) un bambino torna da scuola e racconta alla mamma di aver ricevuto dei bei boti. In realtà la maestra non aveva dato nessun voto al bambino ma la mamma, rimasta contenta, ricompensò il bambino.

I bambini sotto i 6-7 anni considerano una bugia maggiore il caso A in cui il bambino dice di aver visto un cane grosso come una mucca perché la ritengono una cosa palesemente falsa anche se questa bugia non produce alcun effetto negativo. Mentre nel caso del bambino che mente di proposito nei confronti della madre affermando di aver preso buoni voti, i bambini lo vedono come un gesto meno grave perché non produce effetti negativi concreti ai loro occhi. Si parla, secondo Piaget, di moralità eteronoma ossia, la credenza che non si debba mentire o disobbedire “perché è giusto così”, “ci è stato insegnato così”, “perché lo dice mamma e papà”...

Morale eteronoma
Si parla quindi di morale eterona al di sotto dei 6-7 anni basata sull'accettazione acritica delle norme, il bambino non comprende appieno il significato di una regola, non saprebbe spiegare perché è giusta o meno e la accetta perché rispetta e stima l'adulto di riferimento. Tale morale è basata sull'autorità dell'adulto e dà più importanza ai risultati rispetto alle intenzioni. (Morale del dovere)

Morale autonoma
Si parla di morale autonoma quando avviene un'accettazione critica e ragionata delle regole, questo passaggio di qualità avviene, secondo Piaget, attraverso il confronto con i pari e la cooperazione con essi. Il soggetto è stimolato a riflettere e paragonarsi agli altri, a sperimentare l'aiuto reciproco, cresce in lui una coscienza del bene che abbandona la vecchia accettazione acritica delle regole. (Morale del bene)

Bibliografia immagini:

https://www.google.it/search?q=bugie+a+4+anni&biw=1366&bih=667&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ei=wrqTVYDqJMy6swGq9qG4CA&ved=0CAYQ_AUoAQ#imgrc=vvOjfSkW8mfH_M%3A